Ad un’altitudine di circa 550 metri, tra la montagna ed il mare, si trova il piccolo comune di Sant’Alfio che, insieme ad altri 19 comuni (Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Milo, Nicolosi, Pedara, Piedimonte Etneo, Ragalna, Randazzo, Santa Maria di Licodia, Trecastagni, Viagrande e Zafferana Etnea), fa parte della bellissima area del Parco dell’Etna, istituita nel 1987.
Un albero da Guinness dei primati
La cittadina di Sant’Alfio ha una storia molto antica come la fama dei suoi vigneti tanto da divenire, già nel ‘800, tra i più importanti comuni etnei nella produzione ed esportazione di ottimo vino. Ancora oggi, Sant’Alfio è conosciuto per i suoi vini ma non solo. Poco distante dal centro abitato si erge un’opera della natura a dir poco eccezionale. Trattasi del millenario albero di castagno denominato Castagno dei Cento Cavalli.Misurante 22 metri di altezza per 22 metri di circonferenza del tronco, databile a più di 2000 anni, oggi esso si presenta composto da tre grandi fusti (precisamente di 13, 20 e 21 metri) ed è considerato come il castagno più grande d’Italia nonché l’albero più antico e più grande d’Europa.
Negli ultimi anni, il grande albero ha trovato anche un posto nel libro dei Guinness dei primati come l’albero più grande del mondo (tenendo conto della rilevazione del 1780 da cui si evince una misura di 57,9 m di circonferenza con tutti i rami).
La Leggenda e il riconoscimento dell’UNESCO
Il nostro albero deve il suo soprannome ad una leggenda secondo la quale, durante una battuta di caccia, in una notte burrascosa, sotto la sua immensa chioma, trovarono riparo la regina Giovanna d’Aragona, per alcuni, o Giovanna d’Angiò, per altri, e tutto il suo seguito composto da cento cavalieri a cavallo.
Ovviamente si tratta solo di fantasia popolare anche perché, fonti storiche accertano, la regina Giovanna d’Angiò non venne mai in Sicilia. In ogni caso, vera o non vera, la maestosità dell’albero è una realtà che nel 2008 è stata riconosciuta anche dall’UNESCO che l’ha nominato “Monumento Messaggero di pace”.
Negli anni, il Castagno dei Cento Cavalli ha ispirato molti poeti; tra questi ricordiamo l’ottocentesco poeta catanese Giuseppe Borrello che in merito scrive:
“Un pedi di castagna tantu grossu
ca ccu li rami so’ forma un paracqua
sutta di cui si riparò di l’acqua, di fùrmini, e saitti
la riggina Giuvanna ccu centu cavaleri,
quannu ppi visitari Mungibeddu vinni surprisa di lu timpurali.
D’allura si chiamò st’àrvulu situatu ‘ntra ‘na valli
lu gran castagnu d’i centu cavalli”.Traduzione:
“Un piede di castagna tanto grosso
che con i rami forma un ombrello
sotto il quale si riparò dalla pioggia, dai fulmini e dalle saette
la regina Giovanna con cento cavalieri
quando per visitare Mongibello (Etna) venne sorpresa dal temporale.
Da allora si chiamò quest’albero situato all’interno di una valle
il gran castagno dei cento cavalli”.