È arrivato il Carnevale, il periodo più giocoso dell’anno dove “ogni scherzo vale”, dove l’allegria si respira dappertutto tra coriandoli colorati che inondano le strade delle nostre città e maschere, costumi e carri allegorici che sfilano per allietare la folla impaziente ed entusiasta. Questo il Carnevale così come è definito e visto in tutti paesi del mondo…
Ad ogni festa la sua leccornia
In Sicilia, anche a Carnevale ciò che conta di più è il cibo. Proprio così…ogni scusa è buona, ogni festa è buona per mangiare, mangiare e mangiare! Beh, da noi ogni festa, che sia religiosa o pagana, ha il suoi protagonisti culinari.
Per Carnevale, già sappiamo che molti sono i cibi che imbandiscono le nostre tavole ma le vere regine di questa colorata festa sono le “SFINGI”. Sì, proprio loro…le palline fritte (così le chiamavamo da piccole..) che non mancavano, e non mancano tuttora, a completare il pranzo di Carnevale di tutti i siciliani.
Ma come nascono queste leccornie? Qual è la loro origine? Chi le inventò?
Sembrerà strano ma quelle che noi siciliani vantiamo con orgoglio come dolci tradizionali della nostra incantevole terra, altro non sono che una ricetta tramandata dai nostri dominatori arabi che furono in Sicilia dall’anno 827 al 1091. A questo periodo, la nostra Isola deve riconoscere un‘enorme fortuna perché gli Arabi lasciarono tracce che tuttora vediamo. Basti pensare all’architettura di alcune nostre belle città.
Quas’at, qubbayt, sciarbat… di che parliamo?
Ma in questo contesto, ciò che conta per noi è la gastronomia ed in particolare la pasticceria. Mandorle, pistacchi, cannella, miele e ricotta sono gli ingredienti essenziali della fusione culinaria arabo-sicula a cui fanno riferimento moltissime ricette. Pensiamo alla Cassata, regina dei dolci ed emblema della nostra Sicilia (dalla’arabo Quas’at, casseruola, ad indicare lo stampo in cui veniva preparata), alla Cubbaita (dall’arabo Qubbayt, torrone fatto con miele, mandorle e sesamo), il sorbetto o granita (Sciarbat) nelle sue varianti al gelsomino, limone, arancia e cannella, la Cuccìa, dolce preparato con grano bollito e ricotta di pecora (o attualmente anche con crema di latte bianca o al cioccolato).
Dalle “spugne” alle Sfingi
Tornando al nostro Carnevale, anche nei paesi arabi per le feste si preparano le Isfang o come le chiamiamo in Sicilia, nei vari dialetti, le “sfingi, sfinci, sfinge, spingi”. La traduzione del nome originale è spugne e, effettivamente, trattasi di morbide frittelle dalla forma irregolare e dalla consistenza spugnosa spolverate di zucchero a velo e cannella. Anticamente preparate con ingredienti semplici, col tempo i pasticceri palermitani arricchirono la ricetta tradizionale con varie creme (ricotta, pistacchio, cioccolato, crema pasticcera) a tal punto da avere più varianti dello stesso dolce.
Anche se ai giorni d’oggi è uso mangiarle a Carnevale, in passato (e in alcuni paesini ancora oggi) era consuetudine mangiarle per la festa di San Giuseppe. Secondo un’antica tradizione, le sfingi venivano preparate dalla suocera per la nuora per rendere i loro rapporti più “dolci”.
Le Sfingi della nonna Sara
(Ricetta base senza aggiunta di crema)
Ingredienti:
- ¼ di litro di acqua
- scorza grattugiata di un limone
- zucchero
- mezzo cucchiaio di strutto o margarina
- farina q.b.
- ¼ bustina di lievito per dolci
- 3 o 4 uova
- rum, grappa o simili.
Procedimento:
Mettere l’acqua in una pentola insieme alla scorza grattugiata di un limone, zucchero e strutto e portare ad ebollizione. Non appena l’acqua bolle, aggiungere la farina (tanto quanto basta per far sì che il composto si addensi) e mescolare fino a che il composto non raggiunge una consistenza morbida e compatta a tal punto da “appallottolarsi”. Fare raffreddare.
Una volta freddato aggiungere il lievito ed il liquore scelto (rum bianco, grappa..) ed impastare. Aggiungere, alla fine, le uova continuando a lavorare la pasta con le mani (ATTENZIONE: non deve risultare troppo molle!).
Fare scaldare l’olio in una pentola e friggere, a cucchiaiate ed a fuoco lento, le nostre Sfingi. Una volta dorate, toglierle dall’olio e passarle prima nella carta assorbente, per eliminare l’olio in eccesso, e poi nello zucchero a velo e nella cannella, per renderle ancora più prelibate. Il nostro dolce è pronto per essere assaggiato e portato sulle nostre tavole carnevalesche.
Buona degustazione e buon appetito!