Ed ecco che arriva febbraio….vi chiederete “e allora? Cosa c’è di particolare in questo mese come tanti?” Beh, se non siete catanesi la domanda è lecita o almeno giustificata ma per un Catanese DOC febbraio è il mese della Santuzza!! Proprio così, Sant’Agata, la Santa Patrona super amata dalla sua città e non solo.
La storia e le sofferenze della bella fanciulla

Si narra che Agata nacque a Catania nel 230 d.C circa da una famiglia religiosa e nobile che le impartì un’educazione tale da consacrarsi a Dio sin da giovane. In quel tempo, però, era in vigore l’editto dell’imperatore Decio che prevedeva la persecuzione di chiunque professava il cristianesimo ragion per cui, molti cristiani, nascondevano la propria fede professandola in silenzio. In particolare, a Catania era il proconsole Quinziano a far rispettare l’editto, il quale si invaghì perdutamente della giovane fanciulla costringendola a rifiutare la sua fede a favore del paganesimo. Ovviamente rifiutò.
Quinziano però non si arrese e cercò in tutti i modi di corrompere la ragazza che non abbandonò mai le sue idee e la sua fede. Così la fece rinchiudere in una cella senza cibo e al freddo ma nulla.
La fermezza di Agata lo caricò talmente di odio al punto da indurlo a torturarla fisicamente.
Prima le venne amputato il seno che, secondo la leggenda, ricrebbe la stessa notte per opera di S. Pietro, poi la fece coricare su un letto di tizzoni ardenti. Dicono i racconti che, mentre il corpicino della fanciulla bruciava, il velo rosso della consacrazione restava intatto.
Alla fine Agata morì a seguito di questa ultima tortura, era il 5 febbraio 251 d.C. Sono molti i miracoli che vengono attribuiti alla Santuzza dopo la sua morte. Tra i tanti, il prezioso velo che, fermando la lava dell’Etna, scongiurò più volte la distruzione di Catania.
La festa e la tradizione
Ma come nasce la festa ad essa dedicata? Beh, si può subito affermare che il primo anno di festeggiamenti fu il 1126, anno in cui le spoglie di Sant’Agata tornarono a Catania a seguito della loro trafugazione dopo il suo martirio.

Da allora Catania altro non aspetta che incontrare ogni anno la bella Santuzza che farà visita a tutti i quartieri della sua città.
La festa religiosa vera e propria inizia giorno 3 febbraio con la processione “dell’offerta della cera” alla Santa.
Precedono il corteo le dodici Candelore o “Cannalori”, strutture in legno riccamente decorate e scolpite in stile barocco, rappresentanti le diverse corporazioni di arti e mestieri di Catania e che vengono portate in spalla da quattro o dodici uomini, i “purtatura”, che le fanno danzare e dondolare con un’andatura detta a ‘nnacata.
Altro momento solenne è la Messa dell’Aurora in Cattedrale quando, di prima mattina, il busto della Santa gelosamente custodito per tutto l’anno in una “cameretta” del Duomo (chiamata Sacello), viene portato fuori ad incontrare i suoi devoti. L’atmosfera è enormemente commovente. Le urla di felicità e le lacrime di gioia dei Devoti, riconoscibili dal saio bianco (u saccu), dal cappello di velluto nero (a scuzzetta), guanti bianchi e fazzoletto bianco che essi agitano come forma di saluto, accolgono con enorme contentezza la Santa Patrona.
« è ccu razia e ccu cori, pi sant’Aituzza bedda, ca stà niscennu, cittadini! semu tutti devoti, tutti? cittadini, cittadini, cittadini! evviva sant’Agata, cittatini! evviva sant’Agata. tutti devoti, tutti? cittadini, cittadini! »
Il percorso e alcuni momenti

Tra le varie soste, ultima tappa è quella di Via Crociferi, punto in cui le suore benedettine, da dietro le grate del monastero cantano in onore alla Santuzza. Momento molto solenne e mistico in cui l’enorme folla di fedeli piomba in un silenzio assordante e rispettoso.
Siamo alla mattina del 6 febbraio, momento in cui Sant’Agata, dopo aver trascorso tre giorni con i suoi concittadini, deve tornare nella sua cameretta del Duomo, certa di ritornare l’anno successivo, amata ancor di più dalla sua Catania.



